- raccontato da Di Porto Giuseppe | 1923                                    
 
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																																				 Provincia di Roma - Per la memoria | 26/08/2011 
 
                                
                             
                            
                                Arrivarono a Birkenau che era ancora notte. Giuseppe si ricorda scene terribili: le urla, i pianti, le separazioni delle famiglie, i cani pronti ad azzannare. Giuseppe passò la selezione e fu mandato a Monowitz, sottocampo di Auschwitz. La doccia, la consegna della divisa già sporca e logora, l’assegnazione del numero e la comunicazione che da quel momento sarebbe stato il loro nome e dovevano impararlo a memoria in lingua tedesca. Il lavoro, trasporto di materiali edili, era pesante e non tutti ce la facevano a sopportare le condizioni, anche ambientali, perché a Monowitz c’era la neve e faceva molto freddo. Di inverno si lavorava otto ore ma a seconda delle ore di luce, in estate arrivavano a lavorare fino a 12 ore. Il vitto era, Giuseppe ha scoperto dopo, di 1500 calorie al giorno, del tutto insufficienti dato il tipo di lavoro e il freddo. E la gente moriva.                             
                            
                            
                                
                                              
                                    
                                    
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